Chirurgia del melanoma
Il melanoma è il più aggressivo dei tumori cutanei. Non è il più comune, ma la sua incidenza è in aumento: in Italia si registrano ogni anno circa 7 mila nuovi casi. Se riconosciuto presto, può essere curato con successo, ma se lasciato a sé può diffondersi, anche rapidamente, ad altri organi e tessuti.
Il principale fattore di rischio è l’esposizione eccessiva ai raggi solari Uva e Uvb, che possono danneggiare il Dna delle cellule della pelle e innescare la trasformazione tumorale.
Diagnosi
Se un neo è sospetto, la biopsia è il primo esame che può accertare il melanoma. L’analisi del tessuto consente di stabilire se è innocuo oppure canceroso. Possono essere eseguiti diversi tipi di biopsia, in base alle dimensioni del neo da analizzare: escissionale (prevede la rimozione completa di un neo se piccolo), incisionale (rimuove solo una porzione, per nei più grandi o per ragioni estetiche quando sono localizzati in aree molto esposte come il volto e le mani), shave superficiale (preleva solo lo strato superficiale, se si sospettano malattie che non si approfondano nella pelle o melanomi allo stadio iniziale), shave profonda (rimozione in profondità del neo, se si sospetta melanoma).
In caso di melanoma, la biopsia fornisce informazioni sul grado di proliferazione delle cellule, su quanto il tumore è cresciuto in profondità nella pelle e se ci sono segni di ulcerazioni. Una biopsia positiva è seguita dall’analisi dello stato dei linfonodi, gli organi del sistema linfatico localizzati lungo tutto il corpo: quando un melanoma inizia a diffondersi raggiunge per primi i linfonodi più vicini, chiamati pertanto linfonodi sentinella, che drenano la linfa direttamente dal tumore. Una biopsia del linfonodo sentinella può essere richiesta per completare la diagnosi.
La biopsia e la valutazione dello stato dei linfonodi consentono di stabilire lo stadio del melanoma diagnosticato, da ulteriori accertamenti e strategie terapeutiche: stadio 0 (melanoma in situ), il tumore è confinato all’epidermide e non si è ancora spinto nel derma; stadio I e II, melanomi primitivi, profondi qualche millimetro, a volte associati a ulcerazioni ma non ancora diffusi in metastasi; stadio III, melanomi di diversa profondità che hanno già dato metastasi confinate ai linfonodi circostanti o all’area attorno al tumore; stadio IV, melanomi in metastasi diffusi oltre il distretto regionale da cui sono originati.
I melanomi inferiori a 1 mm di spessore sono correlati con un’ottima prognosi in oltre il 90% dei casi, in genere queste percentuali diminuiscono progressivamente con l’aumentare dello spessore della lesione.
Trattamento
Quasi tutti i melanomi vengono rimossi chirurgicamente, limitatamente al neo canceroso o a una porzione di area circostante, in base all’estensione della formazione tumorale. La procedura è relativamente veloce, si esegue in anestesia locale e comporta una cicatrice e dolore per qualche giorno.
Tumori più avanzati richiedono la rimozione chirurgica anche dei linfonodi sentinella, se la biopsia ne ha confermato l’invasione da parte delle cellule tumorali. L’intervento è più invasivo e comporta il rischio di linfedemi, un ristagno di linfa che causa gonfiore, dolore, bruciore e disturbi della sensibilità nell’area interessata.
Chemioterapia
Il trattamento chemioterapico ha lo scopo di distruggere le cellule tumorali e può essere previsto dopo la chirugia per tumori in stadio di diffusione avanzata e metastasi. Quasi la metà dei melanomi è localizzata sugli arti e possono essere trattati con la perfusione ipertermico-antiblastica: è una strategia con cui si infonde il farmaco solo nella gamba o braccio interessato, isolati artificialmente dal resto della circolazione sanguigna.
In questo modo si può somministrare una quantità maggiore di chemioterapico solo nella regione da trattare, potenziando l’effetto della terapia. Anche l’elettrochemioterapia consente la somministrazione locale del farmaco: mediante delle sonde cutanee e sottocutanee le cellule tumorali sono sottoposte a un campo magnetico che le rende più permeabili, facilitando l’ingresso del farmaco.
Con questa strategia il chemioterapico colpisce solo la cellula tumorale risparmiando i tessuti circostanti. E’ indicata per melanomi non trattabili chirurgicamente, già in metastasi o tumori del volto, con il 70% di successo. Consente inoltre di minimizzare le dosi del farmaco, gli effetti collaterali e la degenza ospedaliera.
Radioterapia
La radioterapia si usa solitamente per melanomi non trattabili a livello chirurgico o in metastasi. Utilizza radiazioni ionizzanti per colpire le cellule tumorali, ridurre l’estensione della malattia o prevenire la sua diffusione.
Può essere effettuata dall’esterno, irradiando in ripetute sedute quotidiane delle aree mirate, più o meno estese a seconda della necessità, e dall’interno (brachiterapia), posizionando dispositivi radioattivi direttamente nei tessuti malati. Il trattamento radioterapico può causare effetti collaterali transitori come stanchezza, nausea, vomito.
Immunoterapia
L’immunoterapia consiste nella somministrazione di agenti che stimolano il sistema immunitario dell’organismo a reagire e distruggere le cellule cancerose. Rappresenta un’opzione per i melanomi di stadio VI che solitamente non rispondono con successo ai classici trattamenti di chemioterapia e radioterapia.
Interferone e interleuchine
sono i principali farmaci somministrati. Necessitano di monitoraggio costante perchè causano molti effetti collaterali perciò la loro indicazione è valutata dal medico in base al caso.