La mastoplastica additiva con protesi mammarie è un intervento chirurgico estremamente diffuso che mira ad aumentare il volume del seno. Tuttavia, come qualsiasi procedura chirurgica, comporta il rischio di complicanze che è importante comprendere prima di sottoporsi all’intervento. In questo articolo, esamineremo le protesi mammarie, le complicanze più comuni e come gestirle.
Cosa sono le protesi mammarie?
Le protesi mammarie sono dispositivi medici utilizzati per migliorare il volume e la forma del seno attraverso la chirurgia plastica. Sono costituite da una membrana esterna in silicone e possono essere riempite con diversi materiali, come soluzione salina o gel di silicone coesivo.
Quando sono usate le protesi mammarie?
Le protesi mammarie vengono utilizzate per vari scopi, tra cui l’aumento del seno per motivi estetici o per la ricostruzione del seno dopo una mastectomia.
Le protesi mammarie sono tutte uguali?
Esistono diverse tipologie di protesi mammarie, tra cui quelle rotonde, anatomiche ed ergonomiche. Ogni tipo ha caratteristiche specifiche che possono influenzare il risultato finale dell’intervento.
Rotonde: queste protesi hanno una forma uniforme e sono ideali per ottenere un aspetto più pieno e tondeggiante.
Anatomiche: conosciute anche come “a goccia”, hanno una forma simile al seno naturale, con più volume nella parte inferiore.
Ergonomiche: progettate per adattarsi meglio alla struttura del corpo, offrono un aspetto più naturale e una maggiore mobilità.
Quali sono le principali complicanze derivanti dalle protesi mammarie?
Contrattura Capsulare: dopo l’intervento, l’organismo forma una cicatrice intorno alla protesi, chiamata capsula periprotesica. Se questa capsula si ispessisce e si contrae in modo eccessivo, può causare dolore e richiedere la sostituzione della protesi.
Waterfall Deformity: si verifica quando la ghiandola mammaria scivola verso il basso mentre la protesi si sposta verso l’alto, causando un aspetto poco naturale.
Rippling: si manifesta con la formazione di pieghe visibili o palpabili nella zona della protesi mammaria, spesso dovute alla mancanza di tessuto adiposo sufficiente a nascondere la protesi.
Wrinkling: questa complicanza si verifica quando le protesi diventano visibili o palpabili sulla superficie del seno, creando una sensazione di grinze o rughe.
Usura della protesi mammaria: nel tempo, le protesi possono subire un processo di usura che può portare alla rottura o alla perdita di integrità strutturale.
Rottura della protesi mammaria: anche se meno comune oggi grazie ai materiali più avanzati, la rottura delle protesi può ancora verificarsi e richiedere interventi correttivi.
Nel presente articolo, i due casi clinici illustrano una “waterfall deformity” che ho trattato con successo mediante mastopessi a “T invertita” e sostituzione delle protesi. Tale complicanza derivava da un intervento chirurgico eseguito 20 anni prima. Il secondo caso è una contrattura capsulare, che ho risolto rimuovendo la capsula e posizionando dispositivi moderni in un piano dual plane.
Anche in questo caso, la complicanza risultava da un precedente intervento eseguito 15 anni prima.
In conclusione, mentre la mastoplastica additiva con protesi mammarie può portare a risultati soddisfacenti, è essenziale essere consapevoli delle possibili complicanze e discuterne in dettaglio con il chirurgo plastico prima di prendere una decisione.
La comprensione dei rischi e delle opzioni disponibili è fondamentale per un intervento chirurgico sicuro e di successo.